La poetica e la bugia del mercato.

Quando si ha a che fare con la poetica tutto si fa inevitabilmente serio.
Non mi riferisco a quella serietà che incupisce, crea soggezione, la serietà della poetica sta nella struttura, nella complessità di un linguaggio che non può mai essere improvvisato.

La verifica costante delle possibilità tecniche nel mio studio continuo, credo abbia permesso una certa struttura espressiva, e successivamente, ha posto davanti quella meravigliosa possibilità che è lo scarto. Lo scarto del saper fare rispetto all’aver da dire. Questa è la libertà più grande che hanno gli artisti.

Nell’arte allora mi sono mosso sempre in questa direzione, assorbendo, scartando, scardinando, sottraendo la conoscenza come archetipo immobile e affilando le armi espressive riedificando continuamente nuovi sensi, come per una naturale respirazione del fare.

Mi piace poi pensare alla poetica come all’eccezione di una regola che crea costantemente continui modi di sentire e guardare al mondo, questa possibilità in fondo è prerogativa di tutte le manifestazioni creative. Gli artisti non indicano altre cose che non siano quelle già esistenti nell’animo di tutti, ma lo fanno da punti di vista imprevedibili, si spostano continuamente. Le opere sono l’unica testimonianza, registrazioni  tangibili di questi spostamenti continui. Perdere questo dinamismo, questa fluidità, sarebbe perdere la libertà più grande dell’arte.

Eppure, proprio il mercato che dovrebbe essere luogo propositivo di tutta questa libertà e complessità, rimane lontano da ciò che alimenta l’arte, tornando alla monotonia e congelando la questione. Il mercato dell’arte ha bisogno di un prodotto riconoscibile, ripetibile, classificabile, lo richiede con queste prerogative a tutti i costi. Scambia illusoriamente la poetica con una ripetizione nauseante che da anni distrugge la libertà degli artisti, soprattutto quella dei più giovani. Il mercato dell’arte è altro, perché prima di tutto è bugia momentanea tesa ad uno scopo, e la poetica autentica la quale non ha altro scopo che comunicare al mondo la sua libertà, nella bugia della mercificazione svilisce, muore.

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