C’è uno strano silenzio in questo viale stasera… ritrovo tutta Portici stranamente silenziosa. Le luci natalizie sulle ringhiere, gli alberi addobbati dietro le finestre si danno il cambio in un unico ballo luminoso, frenetico e senza sosta..sembrano essere ludicamente d’accordo. Che pace…o forse sono i miei occhi e le mie orecchie ad essere quiete in questa serenità che mi sono imposto. Almeno per ora. A volte ho la sensazione che ognuno di noi sia maledettamente chiuso nella propria vita…ma quasi sempre, quando l’amore è assente.
si è chiusi nella propria vita anche quando c’e l’amore… si ha l’illusione della possibilità di transcendere la realtà, ma ciò si dimostra una convinzione illusoria.
Dal momento in cui ci si è accorti che ogni conoscenza umana, ogni esistenza umana, ogni vita umana, e forse persino ogni ereditarietà biologica dell’uomo, è presa all’interno di strutture, cioè all’interno di un insieme formale di elementi obbedienti a relazioni che sono descrivibili da chiunque, l’uomo cessa, per così dire, di essere il soggetto di se stesso, di essere in pari tempo soggetto e oggetto. Si scopre che quel che rende l’uomo possibile è in fondo un insieme di strutture, strutture che egli, certo, può pensare, può descrivere, ma di cui non è il soggetto, la coscienza sovrana. (M. Foucault)
“Voce mia tua chissà chiamare questo
Mia tua chissà la voce che chiamare
ventilato è suonar che ne discorre
in che pensar diciamo e siamo detti
vani smarriti soffi rauchi versi
prescritti da un voler che non si sa
disvoluto e alla mano intima incisi
segni qui divertiti disattesi
sensi descritti testi
d’altri che morti fiati
dimentichi ‘n mia tua chissà la voce
Noi non ci apparteniamo È il mal de’ fiori
Tutto sfiorisce in questo andar ch’è star
inavvenir
Nel sogno che non sai che ti sognare
tutto è passato senza incominciare
‘me in quest’andar ch’è stato.”
da “Il mal de’ fiori” Carmelo Bene.